Le recenti elezioni politiche hanno dato luce ad un'ulteriore preoccupante semplificazione del sistema politico italiano. Il bipolarismo zoppicante degli ultimi tempi ha partorito il suo degno e legittimo erede: un solido monopartitismo che, per almeno un quinquennio, saprà perfettamente rappresentare i reali vincitori di questa tornata elettorale: i banchieri, le mafie, le logge massoniche, la magistratura corrotta, nonché tutti i parassiti delle caste e delle sottocaste.
Alla luce di ciò, siamo convinti che “destra” e “sinistra”, così come comunismo e fascismo, rappresentino categorie politiche appartenenti al passato. Chi sotto la bandiera di un missinismo logoro e fuori tempo massimo, chi dietro delle sbiadite bandiere rosse che oggi rappresentano più gli interessi di minoranze sessuali che di classi lavoratrici, ha dovuto fare i conti con una realtà che è ben diversa da come l'immaginava. Noi forzanovisti siamo chiamati ad un compito nuovo, a partire dal rifiuto di quegli schemi politici imposti da altri, fortemente voluti da altri e, a causa dei quali, ci si è autoreclusi per troppo tempo in un angusto recinto. Se la forza è davvero nuova, rivoluzionaria e identitaria - fedele ad un'Idea senza mai diventare dogmatica – svilupperà in modo naturale quelle capacità di analisi delle dinamiche sociali in grado di offrire soluzioni concrete per il bene comune. Essere Forza Nuova implica lanciare una nuova sfida al mondo moderno, significa entrare nel cuore del conflitto con l'evidenza della ragione, significa adottare un pensiero rivoluzionario capace di rinnovare la società senza disperderne il patrimonio culturale e sociale. Significa coniugare la Tradizione con la modernità attraverso un Socialismo Nazionale di impronta cristiana, basato su quei principi di solidarietà e sussidiareità capaci di garantire all'uomo il primato sul lavoro e, di quest'ultimo, sul capitale.
Come le elezioni hanno indicato, esiste solo una strategia attuabile: operare per un maggiore radicamento sul territorio , divenire concreti interpreti delle istanze economiche e sociali delle realtà locali, affrontando con maturità e competenza sia temi identitari , come la lotta all'immigrazione e le sue cause , sia temi di natura più sociale, come ad esempio la sicurezza e tutela dei lavoratori (sul posto di lavoro come fuori) e delle famiglie.
Naturalmente la sfida che ci aspetta non può prescindere da un rigoroso processo di formazione politica, morale e spirituale di uomini che avranno il dovere (e il privilegio) di incarnare quei valori di cui sono portatori ed esempio vivente, sempre consapevoli di lavorare non in vista di un successo individuale, ma per il bene di tutta la comunità.
Come segno di responsabilità e maturità politica, in questa prima fase di riassetto organizzativo, sarà convocato un congresso regionale (indicativamente nel mese di giugno) al fine di eleggere i quadri dirigenziali del Piemonte, preceduto dai congressi di tutte le provincie.
Lo sforzo che ci attende è grande, ma grande sarà l'onore. Se sapremo perseverare, se sapremo tradurre nella realtà questa intramontabile fede nel bene e nella giustizia , siamo certi che non tutto sarà perduto.
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1 commento:
"chi dietro delle sbiadite bandiere rosse che oggi rappresentano più gli interessi di minoranze sessuali che di classi lavoratrici"
Proprio vero!
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